LA STORIA DELLE CHIESE DI TARANTO: GESU' DIVIN LAVORATORE, LA CHIESA OPERAIA

30.04.2014 18:34


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di Aldo Simonetti

Una chiesa operaia, quantomeno nelle intenzioni del suo progettista e dei finanziatori, come peraltro testimoniato dalla sua intitolazione e dall’imponente e variopinto mosaico (realizzato e aggiunto nel 1967) posto alle spalle dell’altare. La parrocchiale di Gesù Divin Lavoratore viene eretta quasi contemporaneamente alla realizzazione del quarto polo siderurgico italiano.

E’ il 1959, quando è portato a compimento il complesso edilizio INA-Casa (concepito nel ’57), a ridosso dell’area destinata al futuro stabilimento. L’ampliamento verso nord del quartiere Tamburi e il prevedibile aumento di residenti rendono necessaria la realizzazione di una nuova opera religiosa prospiciente i nuovi edifici abitativi, al fine di scorporare una porzione di praticanti costretti nell’angusto tempio dedicato a San Francesco De Geronimo. Già nel dicembre del '55, la parrocchia è eretta canonicamente, quantunque difetti di una vera e propria struttura. A tale riguardo, è tirato in ballo il nome di Leonardo Del Bufalo, ingegnere romano che a Taranto, a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta, è praticamente di casa: a lui, difatti, vengono affidate le coeve progettazioni delle chiese di San Vito e Madonna delle Grazie – lapalissiane, d’altra parte, le analogie di quest’ultima con l’istituendo luogo di culto ‘proletario’-. Una scelta oltretutto non casuale, avendo il professionista capitolino già offerto le proprie prestazioni per il disegno di un’omonima chiesa a Prato. Ad eseguire i lavori di costruzione, l’impresa dei fratelli Corrente, già in precedenza incaricata ad erigere la succitata schiera di palazzine popolari. Finalmente, il 30 giugno del 1960 - due anni dopo la posa della prima pietra - ha luogo la sua inaugurazione ‘de iure et de facto’ per mano del vescovo ausiliario Guglielmo Motolese (in sostituzione di monsignor Bernardi, inattivo a cagione della sua infermità), al cospetto delle autorità locali e di una torma di fedeli entusiasti. Nessuna accidentalità se il taglio del nastro viene effettuato in prossimità di un evento epocale per le sorti della comunità tarantina, la posa della prima pietra del nascente colosso industriale, che avverrà soltanto nove giorni più tardi.

Sotto l’egida della parrocchia, un cospicuo numero di residenti, appartenenti perlopiù alle classi operaie. Sul finire degli anni Settanta, l’amministrazione delle anime passa nelle mani della Congregazione dei Giuseppini, fondata da san Leonardo Murialdo, teologo e uomo di carità operante nella ‘bagarre’ generata dalla rivoluzione industriale ottocentesca. I suoi eredi, sulla scorta degli insegnamenti tramandati, forniscono, dal momento del loro insediamento, sostegno morale alle famiglie dilaniate dalla povertà e della precarie condizioni ambientali, conseguenza delle eccessive immissioni del dragone siderurgico. I cui effetti si ripercuotono altresì ai danni dell’edificio, che all’inizio del nuovo millennio assume le sembianze di un fabbricato malmesso e abbandonato. Per tale motivo, nel 2010,  partono i lavori di consolidamento e rifacimento della parte esterna, compiuti in breve tempo e finanziati dall’Ilva, come giusto risarcimento per il detrimento della struttura più rappresentativa del posto e suo supporto. 

Parroco in carica è l'operoso don Angelo Catapano.

 

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