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Collezionare maglie. Molendini: “E' una conseguenza della passione per il Taranto”

Intervista a Niko Molendini uno dei principali collezionisti di maglie e cimeli calcistici del territorio ionico

26.01.2019 15:12


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A cura di Enrico Losito

Una maglia ha una storia di sudore, sacrificio e sofferenza. Ha l'odore della vittoria e della sconfitta. Una “casacca” è un feticcio prezioso che può essere legato alla prodezza del momento. Di questo è consapevole Niko Molendini, tifoso, anzi “malato” per i colori rossoblu, e collezionista di maglie. Il nostro “viaggio” non è solo un tuffo nel passato. Vi prenderemo per mano e vi condurremo in un mondo magico e forse inesplorato con l'ardire di farvi venire la “pelle d'oca”. Iniziamo con Niko dalla genesi della passione. Ho sempre considerato – afferma Molendini - la collezione delle maglie del Taranto una conseguenza della passione per i colori rossoblu. Noi tifosi tarantini abbiamo la tendenza a conservare i feticci della nostra squadra. Ho 47 anni e provengono da una generazione di tifosi. Pensa che mio padre organizzava negli anni '60 e '70 pullman per permettere agli sportivi di seguire il Taranto in trasferta. Da piccolo seguivo la squadra e non ricordo la prima maglia raccolta. Probabilmente risale ai tempi in cui allo stadio Iacovone con i gradoni in legno era possibile fare invasione di campo pacifica(negli anni '80 non era presente il fossato di separazione tra gli spalti e il terreno di gioco ndr). Ero tra i tifosi sempre pronti a scavalcare per portare con me qualche ricordo come un pezzo della rete della porta o una zolla del terreno. Diciamo pure che era una sorta di consuetudine negli anni '70 e '80. Diventando più grande ho iniziato a seguire il Taranto anche in trasferta e non di rado sono riuscito a raccogliere qualche maglia lanciata dai calciatori ionici. Mio padre mi portava allo stadio già da quando avevo 5-6 e lui già possedeva all'epoca dei cimeli quindi partivo da una buona base”. Ogni maglia ha una sua storia e un particolare ricordo: “Tutte hanno il loro fascino e le loro storie. La maglia che mi viene in mente è quella più vecchia del 1946 dell'Audace Taranto. Ho ereditato dalla vedova di un calciatore del tempo: Salvatore Tomaselli. Toccando un tessuto del genere e osservandone i particolari ti rendi conto come tutto fosse molto artigianale a quei tempi. Altra maglia che risale alla stagione 94-95 è relativa alla trasferta di Tolentino per la finalissima dello scudetto dilettanti. Era il Taranto di Aruta, Caputo e Cipriani; noi eravamo un pugno di tifosi e a fine partita i giocatori vennero verso di noi per lanciarci le magliette. Noi eravamo una quindicina dunque ognuno ebbe il suo “cimelio”. Io presi la numero 4 di Andrea De Gregorio, capitano dei rossoblu. L'anno dopo il Taranto ebbe lo scudetto sulle maglie. Ovviamente ho anche quelle scudettate” Il giocatore più famoso della collezione: “Erasmo Iacovone, del quale posseggo tre maglie. Per non essere scontato c'è un giocatore che ho vissuto personalmente e i ricordi sono da pelle d'oca; mi riferisco a Totò De Vitis: un attaccante che ha lasciato il segno in tutte le generazioni successive alla mia. Era un centravanti che nelle stagioni '86-87 e '87-88 in serie B risolveva spesso le partite del Taranto. Ricordo la gara Padova-Taranto (1987-88) terminata 2-2 con un rigore al '90 oppure la partita disputata sul neutro di Lecce (1986-87) contro il Genoa nella quale i rossoblu vinsero per 3-0. La rete più importate De Vitis la realizzò al San Paolo di Napoli nell'87 durante gli spareggi per restare in B contro la Lazio. Il nostro attaccante segnò da opportunista alla Paolo Rossi gelando i trentamila tifosi laziali. Ho una maglietta bianca da trasferta indossata dal centravanti in occasione della gara di Marassi contro il Genoa”. Le maglie avversarie: “Il collezionista accantona il campanilismo e diventa collaborativo. Io sono in contatto con tanti appassionati di tutta Europa anche per l'organizzazione di eventi e mostre. Ho buoni rapporti anche con un paio di collezionisti del Bari. Con alcuni di loro abbiamo condotto delle trattative importanti per avere maglie rare. Ci sono tanti intrecci particolari: ad esempio un calciatore può avere indossato la casacca del Bari e del Taranto nel corso della sua carriera o averci giocato contro dunque può tornare utile per ricevere delle magliette che magari sono state scambiate a fine partita. In passato mi sono capitate tra le mani delle maglie del Lecce e del Verona degli anni '80. La maglia del club scaligero la portai ad un amico veronese che non sapeva come ringraziarmi. Ho avuto anche una maglia della Lazio degli anni '80 proprio nelle stagioni in cui incontrò il Taranto. Nel nostro mondo non esiste rivalità e si vive con il piacere dell'attesa e della ricerca continua”. Il consiglio ai giovani collezionisti: “Simpaticamente gli direi di trovarsi un altro hobby. Scherzi a parte è difficile tramandare questa passione a un giovane. Noi siamo un po' vintage: i troppi anni di dilettantismo ci hanno fatto perdere un paio di generazioni di tifosi. I giovanissimi nella nostra Città sono attirati dai grandi campioni internazionali di Juve, Inter, Milan. Spero che i nostri figli abbiamo un'educazione calcistica diversa: portiamoli a vedere il Taranto. Per la nostra generazione è stato più facile vedere Taranto-Lazio, Taranto-Verona, Taranto-Milan, Taranto-Inter, Taranto-Juventus...Ora a tuo figlio, con tutto il rispetto, devi farli vedere la Gelbison”. La chiosa finale è per il “sogno nel cassetto”: “Collezionare maglie non è una cosa semplice: in 30 anni ho fatto sacrifici e speso tanti soldi. Oggi abbiamo un grande partimonio storico. Posseggo oltre 400 maglie ma ci sono scarpe, parastinchi, gagliardetti, biglietti dello stadio, figurine e tanto altro che abbiamo utilizzato nella mostra di un anno fa al Castello Aragonese. Abbiamo un sogno nel cassetto: realizzare un museo permanente sul Taranto. Spero che qualche presidente e società possano aiutarci a realizzarlo”

 

 

 

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