Le meteore del Taranto

ZHABOV, DUE RETI PER INCANTARE TARANTO

16.08.2013 16:24


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Ritorna il nostro Cataldo Simonetti con le sue meteore: è il momento di Zhabov, una parentesi sfortunata a Taranto tra il settembre 2002 ed il gennaio 2003


 

Nonostante gli appena 4 mesi di permanenza in riva allo Ionio -dal settembre 2002 al gennaio 2003-, il nome di Petar Dimitri Zhabov non è di certo finito nel dimenticatoio, per ragioni che verranno esposte. Ciò malgrado, l'attaccante bulgaro va ugualmente ascritto alla lunga lista di meteore, per le quali la città bimare ha rappresentato soltanto una breve parentesi o, semplicemente, uno scalo in attesa di approdare verso altri lidi più consoni alle proprie attitudini. Nato nel 1973 a Burgas, sulle rive del Mar Nero, Petar esordisce nella massima serie bulgara a soli 17 anni con il Chernomorets, compagine della sua città, con la quale riesce a racimolare un gruzzoletto di 12 reti nelle sue prime cinque stagioni da professionista: non una cifra da attaccante consumato, ma sufficiente a destare l' interesse, tramutatosi successivamente in ingaggio, da parte del CSKA Sofia, la più quotata squadra della Bulgaria, con alle spalle numerosi trofei, tra campionati e coppe nazionali, oltre a diverse partecipazioni a competizioni internazionali.
Per Zhabov l' occasione è ghiotta: la militanza nel primo club della capitale costituisce un' importante vetrina non solo a livello nazionale, ma anche europeo, considerando le mire di diversi procuratori e dirigenti sportivi del Vecchio Continente sempre pronti a pescare talenti dagli 'sperduti' Balcani. Ad ogni modo, il giovane attaccante non tradisce le attese e, già al suo primo anno con la gloriosa casacca del CSKA, mette a segno ben 9 reti in sole 22 gare. Così, si inizia a parlare anche di nazionale, ma in tal senso i tempi non sembrano ancora maturi e, anzi, non lo saranno mai. Nel 96-97 replica la precedente stagione sia in termini di presenze che di reti, ma di nazionale e di contatti con club più prestigiosi nemmeno l' ombra. L' annata successiva potrebbe essere quella della consacrazione: 13 gol in 23 partite disputate gli fruttano finalmente la prima convocazione con la rappresentativa bulgara e la sua prima - nonchè ultima - apparizione con la tanto agognata maglia tricolore; qualcosa inizia a muoversi anche sul mercato: tra i vari club intenzionati ad aggiudicarsi le prestazioni della punta di Burgas, c'è anche un' italiana, il Cosenza, neopromossa in Serie B. Benchè corteggiato anche da società europee militanti in prima divisione, per la verità non così prestigiosi, il bulgaro decide di dare avvio alla sua prima esperienza fuori dal suo paese proprio nella cittadina calabrese: l' ambizione di Petar è quella di scalare le vette del calcio italiano partendo dal basso. Aspirazione che sarà tuttavia frustrata dal magro bottino - 5 marcature - messo a segno in due stagioni e mezzo. Nel gennaio 2001 l' inevitabile 'retrocessione' in terza serie approdando dapprima a Lucca e, in seguito, a Cesena, anche in questi casi con risultati tutt'altro che lusinghieri: 4 gol in due anni. Questo è il biglietto da visita con cui l' ex Cska bussa alla porta del Taranto nel settembre 2002. La notizia del suo ingaggio, che giunge inaspettata in una tarda serata, viene salutata con lo stupore di chi ha già avuto modo di sentir parlare delle sue precedenti gesta, definendolo perciò un 'colpaccio', e l' indifferenza di chi, preoccupato delle sorti del calcio locale non presta alcuna attenzione alle attuali vicende di mercato. Sarà ad ogni modo lui, così come stabilito da Ermanno Pieroni, ad avere in mano le chiavi del reparto avanzato ionico, successivamente rimpolpato dagli arrivi di Costanzo, Passiatore e D' Ainzara. Il suo esordio, puntualmente rinviato a causa di un transfer giunto con ritardo, non desta particolare impressione. Ma in un mite pomeriggio di ottobre in uno 'Iacovone' semideserto in virtù delle precedenti deludenti prestazioni della squadra di Di Chiara e del maggiore interesse suscitato su una fetta di tifoseria (vera?) da parte dei big-match di Serie A, 'Dimitri' apre il manuale del calcio e dà vita a uno show per palati raffinati come mai si erano visti da queste parti: assist, dribbling ubriacanti e numeri d'alta scuola oltre a due reti di ottima fattura, tra cui uno messo a segno dalla trequarti con un delizioso pallonetto in perfetto stile Maradona, per ricordare a tutti il suo importante passato calcistico; ne fa le spese il Sora, a cui viene rifilato un roboante 4-0. Le successive gare (7 in totale), tuttavia, risultano in tono minore, vuoi per il poco spazio concessogli dal sopraccitato tecnico romano, vuoi per la non eccelsa qualità dell'organico, pur costituito in parte da nomi di un certo rango, non in grado di fornirgli palloni invitanti. Ma da lì a poco, la dirigenza deciderà di scaricarlo inspiegabilmente. Ciononostante, il pubblico tarantino continua a sostenere l'ex talento balcanico, per il quale la stima e la simpatia è davvero tanta. Petar è un ragazzo educato - come pochi - sempre disponibile a parlare con chiunque lo incroci per strada e innamorato di Taranto. Ma le pressioni continuano e, nel gennaio 2003, viene, suo malgrado, ceduto a titolo definitivo alla Pistoiese dove, fino al termine della stagione, rimarrà a secco di reti. L'anno seguente decide di compiere una scelta inspiegabile quanto ammirevole: scendere di due categorie pur di giocare con continuità, mantenendo fede alla sua professionalità da sempre un marchio distintivo del suo modo di essere. Così, dai fasti della nazionale e del Cska, si passa ai campi minori, alcuni dei quali fatiscenti. Il Nardò, compagine ambiziosa del giorne H di D, gli dà la possibilità di sbarcare il lunario e concedergli qualche altra soddisfazione, facendogli fruttare 6 reti in 22 gare. L' ultima avventura nel belpaese è a Lecco, senza però lasciare il segno. Dopo il ritorno in madrepatria, Zhabov ha continuato la sua attività a calciatore in club di serie minore fino ad abbandonarla all'età di 35 anni.

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