L'editoriale di Tst

Sogni di cuoio

a cura di Fabrizio Izzo

06.07.2017 11:13


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Immagine ZaccagniIl calcio è lo sport italiano per antonomasia, è praticato da chiunque in ogni dove. Il calcio è quell’argomento che unisce morbosamente e divide drasticamente individui o gruppi di persone. Gioia e dolori di un popolo che la domenica, almeno negli anni passati, non può fare a meno di seguire la giornata di campionato e quelle poche volte che lo stesso è fermo si sente mancare la terra sotto i piedi, insomma all’italiano puoi fargli mancare tutto ma non il calcio. Viviamo con il pallone nella testa, siamo in grado di analizzare una partita nei minimi dettagli o per lo meno crediamo di poterlo fare, siamo allenatori, psicologi ed esperti del settore forse senza nemmeno conoscere l’odore dell’erba appena tagliata o la polvere dei campi in terra battuta, un fenomeno molto italiano. Il pallone è tra i primissimi regali che ogni bambino riceve (sinceramente anche quello che probabilmente costa meno di tutti), fin dai primi passi il bimbo è attratto da questa sfera che rotola, che si allontana quando toccata, che cambia direzione ogni volta che incontra un ostacolo, un’attrattiva quasi naturale ma che molto spesso è invogliata in modo incisivo dai papà. I piccolini crescono e la maggior parte di loro viene iscritta alle scuole calcio dando inizio ai sogni di bambino. I ragazzini guardano il pallone come una sfera di cristallo, ci leggono un futuro da campione, la maglia della propria squadra del cuore (il 90% dei casi quella per cui tifa il papà), la fascia da capitano sul braccio, uno stadio tutto per loro, la realtà è però spietata. Secondo le statistiche su oltre 300.000 mila bambini iscritti appena 60 fanno l’esordio tra i professionisti, un ragazzo su 5.000, la grande maggioranza di questi bambini, dalle maglie sempre un po’ troppo larghe, finirà a fare altro: impiegato, operaio, o altro. Le scuole calcio dunque come custodia dei sogni del ragazzino. Sul territorio italiano ci sono oltre 7.500 scuole calcio, un numero enorme se confrontato con le scuole medie (poco più di 8.000) e le scuole elementari (circa 16.000), le rette mensili oscillano dai 250 ai 900 euro a stagione per ogni ragazzino ciò significa che i guadagni per i gestori sono a molti zeri. Le scuole sono classificate in tre livelli: scuole di base (circa il 73%), scuole riconosciute (circa il 24%) e le scuole specializzate (circa il 3%). La differenza tra i livelli la fanno le strutture, le credenziali dei tecnici, la presenza di uno staff medico, le convenzioni con istituti scolastici, l’organizzazione in genere. Ogni scuola calcio ha diversi step si inizia con i Piccoli Amici, poi i Pulcini, quindi gli Esordienti, poi si inizia la fase agonistica con i Giovanissimi e a seguire gli Allievi. Nelle prime 3 categorie tutti trovano spazio, tutti pagano e hanno diritto giocare, con Giovanissimi e Allievi inizia la selezione naturale, non tutti riescono a ritagliarsi il posto in squadra, la metà degli iscritti iniziali è tagliata fuori. La prestanza fisica fa selezione, oggi il calcio preferisce il giocatore con muscoli e centimetri a scapito delle qualità tecniche, criteri validi ma opinabili. Finché l’età dei bambini è tra gli 8 e i 9 anni diciamo che la situazione rimane tranquilla, dopo inizia a crescere l'ansia di avere in casa un nuovo fenomeno del calcio: papà che si lamentano del ruolo in cui viene impiegato il figlio (dall’alto della sua esperienza in barba all’eventuale competenza del tecnico), nonni che imprecano perché il nipote ha giocato solo qualche minuto, mamme isteriche che inveiscono contro l’allenatore dandogli dell’incompetente, atteggiamenti che a volte sfiorano l’infantilismo ma soprattutto denotano la mancanza di educazione e di rispetto. Purtroppo questi atteggiamenti sono molto diffusi nelle scuole calcio e non dovrebbero accadere. I sogni dei ragazzini non vanno toccati, devono essere vissuti in modo genuino, è necessario che il bambino scorrazzi per il campo inseguendo palla ed avversari con spensieratezza, senza avere necessariamente l’obbligo di fare sempre meglio degli altri. Il ragazzino deve sentire ciò che gli dice il suo allenatore non seguire i consigli dagli spalti, ammesso che siano consigli, i genitori non devono interferire con l’attività ludica o agonistica dei propri figli il loro dovere è accompagnarli, il loro diritto è seguirli nell’attività in silenzio, anche il post attività non deve essere traumatico ma costruttivo. Ai gestori delle scuole calcio si chiede invece di fare le cose con responsabilità e raziocinio, è inutile creare una scuola pur sapendo di non disporre di tutto ciò che è previsto, evitate la nascita di poli societari privi di credenziali e criteri solo per cercare di fare soldi, evitare di alimentare i sogni dei bambini con effetti speciali pur consapevoli che la strada è dura e quasi impossibile. In questi ultimi 20 anni l’ambiente didattico calcistico si è inquinato, anche con la complicità delle scuole calcio stesse, di altri personaggi, gente affarista che avvicina genitori e bambini vendendo letteralmente sogni. I sogni sono l’unica cosa che non si paga e nessuno può metterli un prezzo, ancor meno questi brutti ceffi che sfruttano l’ingenuità del bambino e l’ambizione dei papà che vorrebbero vedere realizzarsi, attraverso i figli, il proprio sogno da bambino. In conclusione e riassumendo: meno scuole calcio ma qualitativamente più valide; educare i genitori per evitare che siano a volte oppressivi ed esageratamente esigenti nei confronti dei loro piccoli; i talent scout di quartiere o i così detti agenti che fanno capolino dietro le recinzioni dei campi alla ricerca del nuovo Messi, si passassero la mano sulla coscienza e si rendessero conto che a volte sono ridicoli. Il calcio è bello perché hai degli obiettivi condivisi con un gruppo di compagni, il calcio è bello perché trasmette emozioni anche giocando tra i dilettanti, in Eccellenza, in Promozione, in Categoria, tutto questo ha il suo fascino e può essere un obiettivo riconoscendo i propri limiti e il proprio talento, fermo restando che qualcuno i propri limiti non li faccia pesare oltremodo e che altri il proprio talento non lo facciano diventare stratosferico. Il calcio è di chi lo ama, la domenica è ugualmente magnifico scendere in campo con amici per divertirsi inseguendo quel sogno di cuoio in un campo della provincia tra terra e sassi.

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