LA STORIA DEI QUARTIERI DI TARANTO / SALINELLA, UN POSTO NELLA LETTERATURA LATINA

24.08.2013 21:41


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Nella sua 'Naturalis historia' – imponente trattato, a ragione considerato uno dei capisaldi della produzione letteraria latina - Plinio il Vecchio menziona l'esistenza di due laghi siti nei pressi di Taranto


Da questi, stando alle notizie riportate dallo scrittore romano, è possibile estrarre un particolare tipo di sale, bianchissimo quanto buono. Trattasi di una testimonianza risalente alla seconda metà del I sec. d.C., pertanto fondamentale ai fini della ricerca storica sull'area in questione. Benchè per i secoli successivi manchino reali attestazioni, non sarebbe tuttavia rischioso affermare che, sino almeno alla fine del XVIII secolo, attorno ai due specchi d'acqua si coltivasse la bambagia (praticamente, il cotone allo stato grezzo). Nei primi anni dell'Ottocento, Gioacchino Murat – vera incarnazione del potere napoleonico nel Mezzogiorno, nonché promotore di lodevoli opere pubbliche - inizia ad interessarsi ad un'eventuale bonifica della zona, al fine di destinarle a colture. Malgrado i nuovi stravolgimenti portati dalla Restaurazione, la guida borbonica decide ugualmente di mettere in atto il progetto del generale francese. Così, nel 1820 si dà ufficialmente inizio ai tanto sospirati lavori che, tra immancabili intoppi burocratici e la proverbiale negligenza 'made in Sud', giungono a conclusione soltanto una trentina di anni più tardi. Nonostante siffatti propositi, il terreno rimane pressochè inutilizzato e deserto per circa un secolo, quantunque vengano eretti fabbricati adibiti a masserie.

Negli anni Cinquanta -con ovvio riferimento al secolo scorso-, l'Amministrazione comunale di Taranto, spostando il baricentro dell'interesse verso la superficie attigua al più piccolo dei due antichi laghi, ne delibera il popolamento. Il tutto, per far fronte ai disagi creatisi in Città Vecchia (a seguito del crollo di svariati edifici e delle condizioni di vita urbana ai limiti della decenza) e nel rione Tamburi. Si assiste così, tra il '57 e il '63, ad una diaspora senza precedenti. Gli 'sfrattati', abbandonate le vecchie e fatiscenti dimore, vengono trasferiti in abitazioni più idonee e situate all'interno di un complesso di palazzine popolari. Ragion per cui il nuovo quartiere viene battezzato C.E.P.. Soltanto qualche anno più avanti, con la progressiva estensione di quest'area urbana e la sua celere trasformazione da 'quartiere-dormitorio' a rione perfettamente funzionale, viene adottata la denominazione di 'Salinella'; proprio per richiamare alla memoria il vecchio 'locus'. Del resto, non è certamente un caso se ciascuna delle strade in essa inglobate reca il nome di un lago o bacino italiano.

                                                                                                                                   2013- Riproduzione riservata

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