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La nuova era del calcio italiano coinvolge anche le serie inferiori

30.03.2017 15:52


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Il presidente Elisabetta Zelatore con l'avvocato Antonio BongiovanniSembra essere l’alba di una nuova era per il calcio italiano. A partire dalla politica del pallone ai campi veri e proprio, ad ogni longitudine e latitudine. Solo aver toccato il fondo può permettere una comprensione totale di quelli che sono i problemi da risolvere e le soluzioni da adottare: dalla Serie A alla Lega Pro è quanto si è provato a fare, ridando credibilità e solidità ad un sistema andato in rovina.

L’ultimo biennio ha visto passi da gigante in ambito economico, strutturale e dirigenziale nelle serie inferiori. Campionati che fino a poche stagioni fa venivano stilati più da fallimenti ed iscrizioni non pagate che da promozioni e retrocessioni. Oggi, anche grazie alla caduta di grandi società, i tre gironi di Lega Pro hanno ridato lustro ad una categoria che stava andando allo sfascio. Si torna a parlare di progetti, imprenditori e vivai.

La forza economica delle grandi piazze torna a farsi sentire in ciascuno dei tre raggruppamenti, lasciando poco spazio alle sorprese degli scorsi anni che in alcuni casi hanno compiuto il salto mortale dalla ex C alla A, rivelatosi poi affrettato con immediate retrocessioni. Alessandria, Cremonese e Livorno nel Girone A, Parma e Venezia nel Girone B, Foggia e Lecce nell’infernale Girone C. Merito di un calcio che torna ad essere appetibile agli occhi degli investitori, sponsor e tv.

Una resurrezione necessaria, serbatoio vitale delle nazionali giovanili del futuro e per tornare a dare al calcio italiano belle storie a livello di squadre e giocatori partiti dal basso per arrivare ai vertici. Una generazione è stata letteralmente saltata a causa della cattiva gestione del calcio nelle categorie inferiori, con ripercussioni sulla Nazionale e sulla politica del pallone caduta in commissariamento, rischio ancora oggi non del tutto debellato.

L’abisso che si era creato fra Lega A e B, rispetto alla Lega pro aveva creato una forbice economica e strutturale simile a quella che oggi colpisce l’Europa League rispetto alla più blasonata Champions. Una competizione che offre 30 milioni di euro solo qualificandosi alla fase a gironi: contro l’altra che la stessa cifra la garantisce solamente in caso si arrivi in finale e la si vinca. Differenze enormi che trovano riflesso nella spartizione dei diritti tv, sponsor e di conseguenza negli investimenti delle società.

Un mondo, quello della Lega Pro, che deve ancora crescere sotto tutti i punti di vista ma è sulla strada più idonea per farlo. L’arrivo di Tecopina a Venezia, il ritorno di un grande Foggia, la risalita del Parma e la crescita costante dell’Alessandria miracolosa lo scorso anno in Coppa Italia sono solo alcuni degli esempi di rinascita economica e dirigenziale della Lega Pro.

Quando gli stadi torneranno pieni, la burocrazia sarà rigida nel far rispettare le regole ed episodi brutali come l’aggressione ai giocatori del Taranto recente saranno definitivamente debellati ecco che l’Italia avrà ritrovato la bellezza del vero calcio, quello “di periferia”.

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