
Si consolida la collaborazione tra il Bologna F.C. e l’A.S.D Giovani Cryos
Intervista con il Responsabile dell’attività di Base del Bologna
di Massimiliano Fina
Il 23 ottobre il Responsabile dell’attività di Base del Bologna Football Club 1909 Valerio Chiatti e il Tecnico Andrea Bellucco sono stati a Taranto sui campi della struttura Olympiakos Club, detta anche “CASA CRYOS”. Al termine dell’allenamento li abbiamo incontrati per conoscere meglio le metodologie e la figura del tecnico-educatore nel settore giovanile.
-Come mai avete scelto i Giovani Cryos e da quanto tempo siete affiliati? Avete delle squadre satellite in altre regioni?
-Il rapporto con i Giovani Cryos va avanti da diversi anni, nasce attraverso l’amicizia con Fabio De Vita e Giuseppe Lafratta con cui collaboriamo da diverso tempo. È una società molto solida, mi confronto con Fabio quasi mensilmente, in modo tale da interfacciarmi sugli allenamenti, la metodologia da utilizzare e l’atteggiamento del tecnico-educatore in campo. Abbiamo diverse società affiliate, è un progetto che avanti da diversi anni e si estende su tutto il territorio nazionale.
-Tra i vari ragazzi visionati qualcuno si è trasferito a Bologna?
-La nostra filosofia è cercare di far crescere i ragazzi nelle proprie realtà. Se ad una certa età il ragazzo ha delle capacità tecnico-tattiche , una certa consapevolezza di queste e ha raggiunto un determinata performance, allora si può pensare al trasferimento. Sradicare i bambini ad un’età troppo piccola non ha una grande valenza, perché si farebbe del male al bimbo ed è giusto che viva la sua infanzia con la propria famiglia. I ragazzi devono avere un vissuto che li porti ad essere uomini e poi calciatori, farli diventare subito calciatori significa bruciare le tappe e le età.
-Lo sport giovanile se affrontato seriamente è un fenomeno molto complesso, così come gli altri aspetti di vita sociale. Quali sono gli obiettivi da raggiungere?
-Il nostro sogno è di avere una prima squadra con una buona percentuale formata da giocatori di settore giovanile, quindi avere 7/11 che provengono dal settore e addirittura 11/11, questo è possibile col rispetto dei tempi e curando al massimo i talenti.
-In molte settori giovanili sono state inserite due figure professionali di grande spessore: il preparatore coordinativo e il maestro di tecnica. Sono necessarie per le fasce di età che vanno dai 5 ai 12 anni?
-Il preparatore coordinativo e quello atletico sono delle figure oggi richieste, perché gli impegni calcistici diventano maggiori, quindi è necessaria una programmazione coordinata con l’aspetto tecnico dell’allenatore.
-Come avviene la ricerca dei criteri di giogo in ambito giovanile?
-Dipende dalla categoria, il nostro settore giovanile va dai pulcini 2008 fino alla primavera. Quello che unisce ogni singola categoria è la figura del tecnico educatore e sottolineo educatore perché in tutte le fasce, è una componente che deve essere trasmessa da noi tecnici, fino a quando il ragazzo fa parte del nostro settore giovanile. L’aspetto educativo e formativo della persona, oltre quello calcistico, sono le componenti primarie.
-Ti puoi definire un modello per tanti ragazzi? Come riesci a gestire questa responsabilità e quali sono i momenti di difficoltà e tensione durante gli allenamenti? Che tipo di rapporti hai con i tuoi ragazzi?
-Ogni categoria ha una situazione diversa: i più piccoli bisogna saperli coinvolgere, in quanto l’attenzione è più bassa, è necessario avere la capacità di tenerli sulla punta più “focosa”, facendoli rimanere in gioco anche con la testa. Man mano che crescono si deve avere la capacità di interessarli anche in modo scherzoso, però iniziando a trasmetterli maggiormente i concetti che possono essere riferiti alla tecnica e alla tattica. In queste trafile di categoria l’aspetto educativo e l’atteggiamento del tecnico deve essere empatico, aperto, la prima cosa da curare è l’atteggiamento con i ragazzi, cercando di stare in campo e utilizzando il tono della voce nel modo giusto, perché tenere tutti i bimbi davanti permette di dare delle comunicazioni importanti e far si che tutti le recepiscano.
-Per chi vuole intraprendere questo percorso, che consigli ti sentiresti di dare? Una curiosità: l’allenatore o il collega con cui le piacerebbe collaborare?
-Per chi comincia, ciò che fa muovere il tutto è la passione, la costanza e la disponibilità, anche io 14 anni fa ho vissuto questa esperienza da primo allenatore (allenatore alle prime armi) e questo mi ha dato molte soddisfazioni. Con chi avrei voglia di lavorare? Con tutte le persone con cui sto collaborando.
Commenti