
Pinuccio Tatarella. A 90 anni dalla nascita. Uno stratega che portò la cultura al Governo in una visione "dorotea" importante
Giuseppe Tatarella, di cui ricorrono i 90 anni della nascita, fu il primo vice presidente del consiglio di destra nell'era Berlusconi. Ma fu soprattutto il pensatore, lo stratega, l'ideatore di una destra di Governo. Oggi si può ben discutere e imbastire qualsiasi discorso che si voglia intorno al Governo Meloni non dimenticando però che l'uomo che spianò la strada ai "reduci" del MSI fu proprio Pinuccio Tatarella.
Capì, dopo una bella e discussa riunione, all'interno del Sindacato Libero Scrittori Italiani, nella sede di Roma, diretto da Francesco Grisi, con uomini di cultura, soprattutto che la destra poteva e doveva ottenere di più dall'elettorato moderato e non di sinistra.
Quella riunione a cavallo tra il 1992 e i primi mesi del 1993, prima che Gianfranco Fini corresse per il Campidoglio, lanciò una sfida importante e positiva a tutto il mondo cattolico, tradizionalista, conservatore e non comunista nella fase post caduta dei Muri e sgretolamento della Prima Repubblica.
Ecco perché Domenico Fisichella coniò, insieme al coinvolgimento del Sindacato, sul "Tempo" il termine di Alleanza Nazionale. Fu lo stesso Fisichella, di formazione monarchica, ad essere nominato addirittura Ministro della Cultura del primo Governo Berlusconi. Intorno al quale, e con Tatarella soprattutto, si creò il Progetto Cultura della Destra che partiva dalla Puglia a cominciare dal 1994 e poi messo in pratica nel 1995.
Tatarella aveva immediatamente, con la sua acuta percezione e intelligenza politico-antropologica e la capacità di comprendere la crisi dei partiti tradizionali, capito che occorreva porsi la questione di allargare lo spazio della destra in un recupero non solo del centrismo ma in modo particolare dell'area moderata, che con la caduta democristiana e socialista, aveva perso ogni riferimento culturale e politico.
Venne definito "Doroteo". E lo fu con armonia, individuando progettualità e obiettivi. I Dorotei furono una corrente democristiana nella traduzione e conservazione dei valori dentro la società. Costituivano una rappresentanza di valori non dentro il partito, ma dentro la società di quel contesto che in fondo si contrapponevano anche alla sinistra democristiana fanfaniana di quella temperie e dossettiana. Ma erano gli anni Cinquanta/Sessanta del secolo scorso.
Attenzione: Doroteo e non Moroteo. Ma Tatarella andò anche oltre. Recuperò, da buon pugliese e meridionale, la visione morotea e sturziana del mediterraneo proprio da Bari: Città degli incontri tra Occidente e Oriente creando appunto la Piazza Mediterranea per eccellenza.
Non poté non recuperate la cultura dell'umanesimo del napoletano Vico e del liberale Croce. Legò, infatti, il post umanesimo al liberalismo. Una operazione rischiosa che non si contrapponeva assolutamente alla sua prima fase ma la integrava, anzi creava una interazione, con una visione di superamento degli steccati andando oltre. Infatti superò persino ciò che era accaduto a Fiuggi inventandosi "Oltre il Polo". Mettere insieme doroteismo e moroteismo era il suo vero obiettivo.
Non sono tecnicismi questi. Ma per avere una cognizione di quegli anni e comprendere l'oggi è necessario valutare una stagione politica strettamente legata alla cultura del dibattito non ideologico soltanto, ma complessivamente sistematico di una progettualità nel dialogo tra l'intellettuale tradizionale e la politica calata in una società in transizione. Infatti volle che si discutesse su Gaetano Salvemini e Giuseppe Di Vittorio. Un fatto eccezionale e dirompente con in mezzo addirittura Antonio Gramsci letto da destra.
Tatarella fu un innovatore un costruttore di idee e un pacificatore. Il suo punto nevralgico era realizzare una intesa dialogante tra cultura e politica . Portò la Destra al Governo non solo nazionale ma nelle Regioni, nelle Province, quando erano Province, nei Comuni.
È un tempo passato? Direi di sì. Ma la sua eredità è vitale tanto che Giorgia Meloni ha ben compreso la sua lezione. Il suo posizionamento tra destra e centro, accettabile o meno, è una strategia tatarelliana. Ma se la destra di Governo vuole restare tale non può non deve non è opportuno dimenticare la lezione del Ministro della armonia, ovvero Pinuccio Tatarella. I suoi Novanta anni dalla nascita vanno ricordati sul piano storico politico culturale.
PIERFRANCO BRUNI
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