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Milano-Taranto, la gara delle moto d’epoca che attraversa tutta l'Italia

Si è conclusa la gara di regolarità dedicata alle moto d’epoca (quest’anno erano 200) che in sei tappe ha percorso 1.700 chilometri. Un tuffo al cuore per gli appassionati

09.07.2017 10:22


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di Martino Spadari per corriere.it

«El se incastrà il filo dell’acceleratore»… «Dont worry, I help you». Dialogo tra motociclisti: la moto, una splendida Norton del 1935 con annesso pilota dal spiccato accento veneto si schianta al suolo ma senza danni per il mezzo (e solo qualche piccola ferita per il conducente). Reattivo l’altro pilota, questa volta un americano, lo aiuta a tirarsi su e controllare lo stato di salute della Norton e poi le ferite del guidatore. È stato questo l’esordio della Milano-Taranto 2017, la gara di regolarità dedicata alle moto d’epoca (quest’anno erano 200) che in sei tappe ha percorso 1.700 chilometri attraversando tutta l’Italia (e ogni tappa prevedeva quattro soste in paesi dove moto e concorrenti venivano accolti come eroi d’altri tempi).

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«Le ragazze»

Uno spettacolo per gli occhi, un tuffo al cuore per gli appassionati: dalle Moto Guzzi di tutte le età ( dai Galletto ai 750 sport) ai gloriosi Gilera Saturno fino alle inglesi Norton, Rudge, Triumph e poi Laverda, Perugina fino ai rarissimi Terrot, Taurus e Mas. Motori nati negli anni '30, '40, fino all’anno '77, data ultima di costruzione ammessa dall’organizzazione, moto che hanno fatto epoca, hanno fatto sognare milioni di ragazzi e di adulti. E adesso vengono curate, vezzeggiate e preparate da piloti italiani, tedeschi, olandesi e soprattutto americani per fare gare a loro dedicate come la Milano-Taranto.

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Epopea

Tutte le «ragazze» erano tirate a lucido, messe a punto fino allo spasimo, pronte per affrontare i chilometri. Partenza il 2 luglio dall’Idroscalo di Milano a mezzanotte: e sì, perché questa gara era stata benedetta dal Duce negli anni '30 e fu proprio lui a decidere di farla partire in piena notte, per dargli un gusto particolare, di maggiore avventura. E domenica c’erano duecento «belve» pronte a darsi battaglia sulle strade d’Italia (tutte rigorosamente statali e provinciali), fino a Taranto. Prima tappa Pisa, 380 chilometri da percorrere nella notte, assordando molti paesi addormentati. È da sentire il passaggio di questi «motori crudi» (così vengono chiamate le moto con poca marmitta): fa vibrare lo stomaco, tocca l’anima e colma le orecchie senza lasciare spazio ad altri suoni. Il giorno dopo destinazione Maremma, poi Fiuggi, San Giovanni Rotondo, Bari e infine Taranto.

Il compagno

Compagno insostituibile e fedele di queste ragazze è l’olio. Serve sempre, tutte lo vogliono sempre di più, soprattutto quando aumentano le temperature. Insomma piloti e moto hanno viaggiato stando sempre attenti a non perdere di vista il compagno olio. Qualche cedimento o incidente era da mettere in conto: un pilota prima di una sosta prevista nella bollente Puglia s’è preso un colpo di caldo (il casco è micidiale), è svenuto ed è uscito di strada. Bilancio una clavicola rotta e gara finita. Qualche scivolata, qualche uscita di strada (senza gravi danni), insomma una 20 di concorrenti non sono riusciti ad arrivare all’agognata meta.

Gli occhi

L’Italia è un paese meraviglioso, certo. Ma una cosa è dirlo un’altra è attraversarlo e scoprire che dietro ogni curva, dalla pianura Padana fino alla costa dello Ionio, si aprono paesaggi mozzafiato. E solo attraversandoli e fermandosi nelle loro piazze è possibile capire quanta bellezza c’è nelle cose semplici, normali. Come gli occhi di quella donna nella sosta a Ferentino, dopo Fiuggi: avrà avuto 80 anni ma guardava le moto parcheggiate in piazza con una tale intensità che sembrava guardasse oltre. E forse era proprio così, forse pensava alle sue estati da ragazza passate sul sellino posteriore di una moto come queste, attaccata a un bel ragazzo. Occhi bellissimi, che hanno salutato la Milano-Taranto nel migliore dei modi

La regina

Sembra difficile da credere, ma il coraggio a volte alberga in posti imprevedibili. Silvana Visentin , 85 anni: ha deciso di partecipare come passeggera all’edizione 2017 della Milano-Taranto a bordo di un sidecar guidato da suo figlio Ezio. E l’impresa l’ha portata a termine, senza la minima conseguenza. Ma non basta: il sidecar è un Mas del 1935, costruito da suo padre Domenico. «L’ho fatto per lui, pensando a mio padre che ha fabbricato queste Mas dagli anni '20 fino al '37 a Milano, in via Sabotino, dove sono nata io. La fabbrica delle Mas era lì». Silvana è una donna minuta, sorridente e forte: ha corso la Milano-Taranto in compagnia anche dell’altro figlio Fulvio (alla guida di un’altra Mas del '35) e la nipote Silvia di 23 anni su una Mas del 36. «In tutto dalla fabbrica di mio padre ne sono uscite 4mila di Mas. Adesso le guidano i miei figli e le mie nipoti, e sono orgogliosa di loro». Silvana, ma la schiena, i dolori? «Niente – dice felice -: ho messo due cuscini per proteggermi e sono andata via serena, fino alla meta. Sa cosa mi ha detto il medico quando gli ho raccontato che volevo fare la Milano-Taranto? Ma lei è matta. Bene sì, sono matta e sono qui, a Taranto, in piena salute».

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